Ieri sono stata a Modena con la dottoressa ElleElle.
Dopo aver sentito i pareri di Livorno e di Pisa, ho voluto ascoltare anche quelli di un altro centro oncologico.
E, per fortuna, sono tutti e tre daccordo sul tipo di terapia che fa al caso mio.
Contrariamente al referto della tac, io non sono proprio una paziente nella norma.
Ma questo fa sì che possa rientrare in un nuovo tipo di sperimentazione.
Domani avrò il responso definitivo, ma se tutto va bene (chiamiamolo "bene") lunedì comincio la terapia in quel di Modena.
Mi girano le palle, è ovvio.
Per niente al mondo avrei voluto fare di nuovo la chemio, perdere i miei bei ricciolini, riavere a che fare con nausea, vomito, formicolio alle mani, neutropenia, gonfiore. No, per niente al mondo.
Non mi va di dover litigare con la mia Amicabrown (già Amicabionda), non mi va di star male e di rinunciare alla mia vita.
E non mi va nemmeno di andare a Modena.
Pisa e Livorno erano più… a portata di uomo, Modena no.
E un centro enorme, pieno zeppo di malati brutti, verdi e spellacchiati.
Ieri mi guardavo intorno e, come al solito, ero la più giovane e, ancora, la più sorridente.
Ma in realtà non cè proprio un cazzo da ridere.
La terapia sarà lunga e faticosa. Per me e per tutte le persone che come sempre mi sono vicine.
E non mi va, non mi va proprio.
E come se la mia vita andasse a rotoli nuovamente…
Chi me li restituisce i miei 30, 31 e 32 anni da sana?
Nessuno.
Tolti, andati, buttati.
E a questo giro non sono triste, no.
A questo giro sono incattivita.
Sono incazzata nera.
Una bestia feroce pronta a mordere tutto e, ahivoi, tutti.
Sono nervosa, agitata, scontrosa.
Ho una rabbia addosso indescrivibile.